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Il nome e il profumo delle cose


Quanto tempo avesse impiegato per raggiungere Lesina da Capoiale, non seppe dirlo. Ricordava il profumo resinoso delle tamerici e quello salino del lungo arenile; odori che si affievolivano col cambiare del vento, sostituiti da quelli più penetranti e acidi di pomodori schiacciati sotto i piedi, perché gli infradito che calzava gli erano serviti appena a ricoprire i soli calcagni; le dita e il resto era una purea di sugo e terra, come l’impasto che gli restava appiccicato, quand’era piccolo, dopo aver aiutato la madre a fare la passata. Cosa avesse visto lo ricordava preciso: le sagome nere delle due isole molto più vicine del solito, quasi a toccarle. Non vide altro. Gli era bastato non perderle d’occhio per tutto il cammino, furono il suo punto certo di riferimento.